Il sushi con il salmone, piatto riconosciuto come tradizionale giapponese, in realtà ha poco di tradizionale, ma è una storia di aiuti di stato, nazionalismo alimentare e politica commerciale. Eh già, proprio così, il sushi nasce senza salmone!
Punto di inizio
La storia parte nel 1985, momento in cui la Norvegia si trovò ad affrontare un grosso problema di sovrapproduzione di salmone. Tutti sappiamo che il salmone è un pesce nordico e per i nipponici non era pensabile accoglierlo nella loro cucina: brutto colore, cattivo sapore, odore inappropriato e poi c’erano i parassiti …..
Il governo norvegese decise però che il Giappone era l’obiettivo giusto in quanto il più grande consumatore di pesce, con un tasso di natalità fortemente in crescita, e Bjorn Eirik Olsen, allora responsabile commerciale del prodotto, era l’uomo giusto per la sfida: trovare il modo di vendere l’eccedenza di pesce proprio ai giapponesi.
Cultura radicata
Paese non facile, con profonde radici culturali difficili da sradicare tanto che, per innescare questa “innovazione” si è avviata una massiccia campagna di marketing chiamata “Project Japan”, un chiaro progetto di lobbyng e marketing che durò 10 anni, per lo più investiti per cambiare il pensiero culturale di un intero Paese.
Proprio quando Olsen stava gettando la spugna, decise di fare un ultimo tentativo e tentò la svolta con una società giapponese: la Nishi Rei. Una la condizione essenziale: il salmone doveva essere venduto come sushi.
Dai Paesi del nord al Paese del Sol Levante
Ecco che da quel momento il salmone entra di forza nei menù giapponesi, anche se, nei ristoranti d’élite tradizionali, si serve solo pesce fresco locale. Insomma, una contaminazione per lo più accolta dai ristoranti di strada e dai fusion, ma non possiamo certo definire il sushi con il salmone: piatto tradizionale.
…. ragioniamoci sopra!
Una riflessione è d’obbligo. Perché un governo si deve permettere di imporre un cambiamento culturale così importante in un altro Paese? Lo so, la risposta è semplice: il business – ma la contropartita è sempre troppo cara, e questo è un concetto più che mai inascoltato.
Scrivi un commento