Il primo di luglio dovrebbe entrare in vigore la sugar tax (dimezzata per poi andare a pieno regime a luglio 2026)  ma come volevasi dimostrare ecco che imprese e sindacati  entrano in assetto di guerra con richiesta di rinvio nascondendosi dietro la giustificazione che sono a rischio 5mila posti di lavoro:

«Chiediamo con fiducia al Governo di continuare a lavorare per individuare soluzioni utili al rinvio di misure puramente ideologiche dannose per il Paese perché aumentano l’inflazione, penalizzano i cittadini e affossano le imprese nel picco di produzione in vista della stagione estiva»

ha detto Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia.

«La mancata proroga della Sugar Tax, rischia di essere un macigno per l’industria di distribuzione per il canale HoReCa (alberghi, ristoranti e bar, ndr)».

Lo dichiarano in una nota congiunta Antonio Portaccio, Presidente di Italgrob, Federazione Italiana dei Distributori Horeca aderente a Confindustria e Dino Di Marino, Direttore Generale di Italgrob.

Riflessione personale

Premesso che sono favorevole nel trovare una soluzione definitiva al problema e non applicare una tassa che a poco servirebbe, mi faccio una sola domanda: Ma chi tutela la salute dei bambini? C’è qualcuno che è sceso in campo per loro? Non mi risulta. L’Italia è al 4° posto nell’Unione Europea tra i più colpiti, con una percentuale intorno al 36% per le ragazze e al 43% per i ragazzi e sempre più studi confermano che, pur essendo un problema multifattoriale, il junk food e le bevande zuccherate ed edulcorate, sono in cima alla lista, unitamente al marketing che li promuove. Non si tratta di lasciare vacanti 5000 posti di lavoro, si tratta di cambiare le politiche di produzione. Il Governo deve mettersi una mano sulla coscienza, una sul cuore, e scendere in campo per proteggere la salute dei bambini e degli italiani, tutti, perché il problema va molto oltre la volontà personale di scegliere: è molto più grande.

Leggi tutto l’articolo su Il Sole 24 ore