Il giuggiolo è una pianta originaria della Cina, il suo frutto viene utilizzato come alimento di grande rispetto e tradizione.  In Italia cresce selvatico nelle zone dove il clima è mite, sulle coste marine, vicino ai grandi laghi, sulle colline esposte  a sud; i frutti maturano tra la tarda estate e la prima parte della stagione autunnale.

Una storia di tutto rispetto

Sembra che siano stati i Romani a portare il giuggiolo in Italia ritenendolo il simbolo della prudenza e  per questo motivo utilizzavano i suoi rami per onorare gli interni dei templi di Minerva, dea della sapienza e della prudenza. Nelle storie di Erodoto, storico greco vissuto nel V secolo a.c., troviamo descritto come gli Egizi e i Fenici ricavavano dalle giuggiole una specie di vino. Nel Rinascimento era un frutto assai apprezzato dai cuochi dei palazzi reali italiani; i signori di Mantova (i Gonzaga) ad esempio, avevano addirittura avviato una coltivazione di  giuggioli, entusiasti del sapore dolce di questo frutto.

Spettegolando …

Dean Martin le ha dedicato una canzone ….. beh non è proprio così, la canzone è stata dedicata ad una donna, e la giuggiola è stata presa come simbolo di dolcezza e morbidezza; pare che la donna “giuggiolosa” in questione fosse proprio la grande  Marilyn Monroe con la quale aveva avuto una storia, ma nulla è stato ufficialmente confermato.  Una canzone che descrive la dolcezza di questo frutto, tanto che, l’espressione “andare in brodo di giuggiole” è successivamente diventato simbolo internazionale di bellezza e bontà.

Da Madre Natura il meglio

Nel 1612 l’Accademia della Crusca registrò l’espressione figurata “andare in brodo di giuggiole” traducendola con il significato di “toccare il cielo con un dito, essere fuori di sé per la contentezza”. Oggi si chiama bliss point o punto G,  ovvero quel punto in cui in questo caso attraverso il cibo, si arriva al massimo gradimento sensoriale che, purtroppo, non viene raggiunto da Madre Natura, ma dagli studi di laboratorio dell’industria alimentare.

Tutto cambia ma tutto può ricambiare

Come tutte le cose che hanno un apice, anche la giuggiola intorno agli anni Cinquanta cominciò a perdere di popolarità. Lo stile di vita che si stava sviluppando esaltava sempre di più l’industria alimentare, e il cibo semplice come appunto la giuggiola, veniva accantonato. Nell’ultimo decennio sembra però che ci sia un risvegliato interesse da incoraggiare purché non venga sfruttato.

L’autunno è la sua stagione

L’autunno è la stagione di raccolta di questo frutto; si può consumare fresco ma anche essiccato. È un ottimo ingrediente per  dolci, marmellate, sciroppi, canditi e lo si può conservare anche sotto spirito per fare grappe, vini o altro. La sua polpa è ricca di vitamina C ed è un ingrediente molto utilizzato per preparare decotti, zuppe o minestre medicate.

Concludendo

È sempre più difficile far comprendere alle persone quanto sia importante riconnettersi con la natura e ancora di più nutrirsi di natura. Purtroppo il marketing dell’industria alimentare ha raggiunto livelli di manipolazione mentale inaccettabili, su cui nessuno interviene. E così invece di fare merenda con frutti di questa bontà e di importanza nutrizionale, si imperversa su cibi che di naturale non hanno più niente.

Un grazie al mio amico Mario Berardi che mi ha inviato alcune foto scattate durante la raccolta dei suoi giuggioli.

Elena Alquati