È tempo di papaveri: una rossa visione della naturaE’ impossibile ignorare il rosso dei papaveri. Scuotono la vita anche al passante più distratto
(Fabrizio Caramagna)

“lo sai che i papaveri sono alti alti alti, e tu sei piccolina …” è stata una canzone di grande successo  dedicata proprio ai papaveri, con la quale, Nilla Pizzi, vinse il festival di Sanremo nel lontano 1952, ed entrò nella storia della musica italiana.

Quando fioriscono i prati si colorano di rosso e api e bombi accorrono per prestare la loro opera; è un segnale ben preciso: la bella stagione è ormai arrivata. Appartenenti alle famiglie delle papaveracee il papavero (Papaver Rhoeas), comunemente chiamato anche rosolaccio,  cresce a partire dal livello del mare fino a 1500 m di altitudine.

Uno degli spettacoli più affascinanti che la campagna ci offre, sono questi campi di grano che si accendono di rosso quando i papaveri si aprono alla stagione, ma ahimè, per gli agricoltori non sono cosa gradita in quanto considerati un erba infestante. Di fatto rimane una visione meravigliosa.

Come si conservano

Le parti utilizzabili sono:  petali, foglie e semi. Le foglie si usano fresche, ma si possono anche essiccare all’ombra in un luogo ventilato; è necessario muoverle spesso per  aiutarle nel processo di essicazione; i petali vanno rimossi senza togliere la capsula che, nel frattempo, continua la sua maturazione. Una volta essiccati, sia le foglie che i petali, si possono riporre in barattoli di vetro al riparo dall’umidità.  I semi si prelevano dalle capsule completamente mature e, dopo averli fatti asciugare all’aria, si conservano anch’essi in barattoli di vetro.

Una pianta dagli effetti sedativi

Il nome del papavero deriva dal celtico papa, cioè pappa e fa riferimento ad una antica usanza dove si mescolava il succo della pianta alla pappa dei bambini piccoli per farli stare tranquilli e procurare loro lunghi sonni. La sua azione sedativa sembra sia stata ampiamente utilizzata nelle civiltà antiche, e si pensa essere nota già in epoca preistorica; pare infatti che in alcuni ritrovamenti archeologici siano venuti alla luce resti di uomini che avevano chiaramente ingerito fiori di papavero. La sua diffusione sembra aver avuto inizio in epoche remote, considerando che, con molta probabilità, sia avvenuta in coincidenza con quella dei cereali. In alcune tombe egiziane sono stati rinvenuti esemplari di papavero, e il filosofo greco Teofrasto, nel IV secolo a.C., riferiva dell’usanza di fare colazione con foglie di rosolaccio.

Tarquinio il Superbo e gli “alti papaveri”

Il termine “alti papaveri” viene utilizzata nella lingua corrente per indicare una personalità di rilievo.

Questo modo di dire deriva da un episodio che si mescola tra storia e leggenda. Si racconta infatti che un giorno Tarquinio il Superbo, uno dei sette re di Roma noto per la sua crudeltà, indicò al figlio Sesto un modo sicuro per conquistare la città di Gabi. Secondo Tarquinio sarebbe stato sufficiente uccidere senza pietà le più alte autorità del luogo. Per illustrare al figlio questo sanguinario concetto, Tarquinio sguainò la spada e, avvicinatosi a un angolo del terreno dove cresceva il grano, tagliò di netto le corolle dei papaveri più alti.

Un infuso che calma

Un cucchiaino di petali essiccati  in infusione per alcuni minuti in una tazzina di acqua bollente presa prima di coricarsi o per bambini nervosi o insonni. Ottimo anche per calmare la tosse notturna.

n.b. se ne sconsiglia l’utilizzo continuo

Un fiore che trova spazio anche in cucina

Il papavero trova la sua collocazione anche nella cucina con il quale si possono preparare delle zuppe, dei contorni e persino dei dolci. E qui passiamo la “penna” al nostro chef Francesco.

Elena Alquati