Una colpa al cristallo sbagliato: queste le conclusioni di uno studio pubblicato su Pud Med secondo cui “non è il sale, ma lo zucchero che presenta un fattore di rischio maggiore per l’osteoporosi”.
Il sale: l’imputato è innocente?
Il sale, da sempre incolpato per essere un fattore di rischio per l’osteoporosi, in quanto causa della perdita di calcio attraverso le urine, è in realtà meno colpevole dello zucchero.
Sembra infatti che la perdita di calcio attraverso le urine, procurata da un eccessivo consumo di sale, possa essere compensata, e l’equilibrio complessivo di calcio sembra non venire compromesso da una maggiore assunzione di sodio.
L’altra faccia del cristallo bianco
Nella nostra alimentazione, lo zucchero, è un ingrediente che consumiamo in quantità più importanti di quanto dovremmo, e, se consumato in eccesso, accompagnato da una cattiva alimentazione, è uno dei maggiori fattori di rischio per l’osteoporosi in quanto:
- aumenta l’infiammazione;
- aumenta l’iperinsulinemia;
- l’aumento del carico di acido renale;
- l’aumento dell’escrezione urinaria di calcio.
Si aumenta di conseguenza il potenziale del rischio di osteoporosi:
- aumenta la perdita di calcio e magnesio attraverso le urine;
- riduce l’assorbimento intestinale di calcio;
- abbassa i livelli di vitamina D attiva;
- si riduce la proliferazione degli osteoblasti e quindi la capacità di riparare il tessuto osseo danneggiato dall’osteoporosi;
- aumenta l’attivazione degli osteoclasti e la produzione di acido lattico.
Epidemiologia dell’osteoporosi
L’osteoporosi è considerata una delle principali preoccupazioni per la popolazione anziana, ed è caratterizzata da una diminuzione della densità minerale ossea o del contenuto minerale che influisce sia sulle misure della quantità che della qualità ossea. Si ha quindi:
- La riduzione della massa ossea o la sua distruzione architettonica che spesso si traduce in un aumento del rischio di fratture;
- È noto che le fratture correlate all’osteoporosi causano una morbilità significativa che porta a una disabilità permanente nella popolazione anziana aumentando così l’onere economico per il sistema sanitario;
- L’osteoporosi pare essere una patologia non solo sotto diagnosticata, ma anche sotto trattata.
Un problema di salute pubblica mondiale
Pertanto, l’osteoporosi è considerata un importante problema di salute pubblica mondiale e la sua prevalenza continua ad aumentare, soprattutto nelle donne e negli anziani. Si stima infatti che 200 milioni di persone nel mondo, soffrano delle conseguenze negative dell’osteoporosi.
Lo studio che riportiamo in questo articolo, suggerisce che la carenza nutrizionale (sia per iponutrizione che ipernutrizione) può essere un fattore di rischio sostanziale per l’osteoporosi, e i gruppi che sembrano essere maggiormente colpiti, sono i bambini e gli adolescenti i quali consumano carboidrati raffinati e zuccheri aggiunti in eccesso, in particolare per il regolare consumo di bevande zuccherate.
Gli studi hanno scoperto che le bevande zuccherate, mancano di importanti nutrienti. Inoltre, l’assunzione di bevande dolci, inclusi succhi di frutta non gassati e bevande gassate, è significativamente associata a un rischio maggiore di fratture.
Uno studio ha riportato che l’ingestione di 100 grammi di galattosio e glucosio in soggetti sani ha aumentato significativamente l’escrezione urinaria di calcio, magnesio e potassio (suggerendo un aumentato fabbisogno di questi minerali dopo l’ingestione di zucchero).
Lo zucchero è da eliminare
Per mancanza di spazio, non ci è possibile esporre tutta la revisione scientifica, ma vi invitiamo ad approfondire il tema. Lo zucchero è un non alimento, e non dobbiamo trovare dei sostituti, non abbiamo bisogno di un dolce così importante. Dobbiamo invece essere consapevoli che l’uomo deve nutrirsi di quello che ci dona la natura, e i dolci li dobbiamo preparare con ingredienti naturali, e niente che sia preparato in laboratorio o per mezzo dell’industria alimentare. Lo zucchero in quanto saccarosio non esiste in natura, e, nonostante nasca da una barbabietola, alla fine della sua lavorazione, della barbabietola non ne resta nemmeno un vago ricordo.
Elena Alquati
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