Le Solanaceae sono una famiglia di ortaggi (botanicamente classificate frutta) diventate di grande importanza culinaria, economica, culturale e includono pomodori, peperoni, melanzane e patate bianche (e anche il tabacco). Sono entrate a far parte della dieta quotidiana in modo imponente e, negli ultimi tempi, non se ne rispetta più né la territorialità né la stagionalità.

Benefici farmacologici

Storicamente, alcune piante appartenenti a questa famiglia, erano usate come alteratori della mente e droghe allucinogene in quasi tutte le culture. I composti farmacologicamente attivi presenti nelle Solanacee includono flavonoidi, acidi fenolici, alcaloidi e saponine. Oltre alle benefiche attività farmacologiche, ampiamente utilizzate nella medicina tradizionale, possono però avere reazioni avverse tra cui effetti collaterali gastrointestinali. Data la loro perenne presenza nella dieta occidentale, c’è sempre maggiore interesse nei confronti di questo gruppo alimentare.

Parlando di patate

L’avvelenamento da solanina per mezzo di patate verdi o germogliate è stato segnalato già nel 1979 e il motivo per cui sono particolarmente pericolose è per via di una più alta concentrazione di questa sostanza.

Diversi potenziali meccanismi di tossicità della solanina sono stati descritti, e tra gli effetti tossici sistemici, includono danno gastrointestinale con vomito e diarrea, tachicardia, emolisi, mal di testa e neuro-tossicità.

La patata moderna (Solanum tuberosum L.) è coltivata in circa l’80% del territorio mondiale. L’attenzione su quest’ortaggio è stata focalizzata per il suo alto contenuto di solanina (sostanza di potenziale tossicità), presente anche in tutte le patate oggi in commercio; quantità che aumenta anche a causa di processi fisici come invecchiamento, frittura, alta temperatura, cattiva conservazione ed esposizione alla luce.

Il conto che si paga

Parallelamente, il consumo di patatine fritte, aumentato notevolmente negli ultimi cinquanta anni, è coerente con il crescente consumo di alimenti ad alto contenuto di grassi e sale, e al ridotto contenuto di fibre che va di pari passo con la tendenza epidemiologica dell’aumento dei tassi d’infiammazione intestinale.

Pur non essendoci chiare evidenze nella letteratura scientifica si è, di fatto rilevato, che nelle popolazioni con un alto tasso di malattie infiammatorie intestinali,  vi è un maggior consumo di patate/patatine fritte.

Concludendo

Gli ortaggi appartenenti alla famiglia delle solanaceae possono potenzialmente causare tossicità nell’essere umano quando, così presenti nella dieta quotidiana, alterano e a volte distruggendo l’integrità della barriera intestinale, con conseguente lesione e infiammazione del colon. Le solanacee contengono anche allergeni comuni implicati in reazioni allergiche. Un suggerimento? Consumiamole nella loro stagione, e informiamoci sui piatti tradizionali che hanno un valore culturale inestimabile.

 

Elena Alquati

Fonte: Nightshade Vegetables: A Dietary Trigger for Worsening Infammatory Bowel Disease and Irritable Bowel Syndrome?

Scritto con la supervisione della dssa Aurelia Mondino – membro del comitato scientifico elenaalquati.org.