Ho visto questo documentario mentre stavo preparando dei contenuti che riguardavano la volontà di alcuni governi di finanziare ricerche per poter attivare degli allevamenti intensivi di polpi, in vasche a terra. Sono rimasta colpita dall’intelligenza di questo animale e di come, nel tempo, si sia rapportato con l’essere umano. Non si esagera dicendo che i due hanno stretto una vera e propria amicizia, l’uno nel rispetto dell’altro. Il documentario ha ricevuto i seguenti riconoscimenti e premi:

  • Oscar al miglior documentario – 2021 · James Reed, Craig Foster, Pippa Ehrlich;
  • Producers Guild of America Award al miglior produttore di un documentario cinematografico 2021 · Craig Foster;
  • British Academy Film Award al miglior documentario;
  • Golden Horn Award al miglior programma sulla natura;
  • Critics’ Choice Movie Award alla miglior fotografia;
  • Eddie Awards for Best Edited Documentary (Feature).

Dopo aver filmato per anni alcuni degli animali più pericolosi del pianeta, Craig Foster è stremato e depresso e si ritrova in un contesto di relazioni familiari difficili. Così decide di prendersi una pausa dalla carriera professionale per ritrovare le proprie radici nel il magico mondo sottomarino delle foreste di kelp al largo di Città del Capo in Sudafrica, il suo luogo natale. Per quasi un decennio Craig si è immerso ogni giorno senza muta né altro abbigliamento da sub nelle acque gelide di uno dei luoghi col più alto tasso di predatori al mondo. Il polpo comune che ha incontrato e poi seguito è stato il suo primo soggetto, per poi trasformarsi nell’insegnante che gli ha mostrato cose mai viste prima da un essere umano. Il mio amico in fondo al mare, girato nell’arco di oltre otto anni con 3.000 ore di riprese, documenta in modo inedito un’amicizia unica, le interazioni e l’intelligenza animale.

Non voglio scrivere oltre, ma vorrei invitarti a guardarlo con attenzione.