Pur non essendo difficile riconoscere un cibo ultra processato, molti di questi sono però difficili da eliminare una volta inseriti nell’alimentazione perché creano dipendenza. Senza perderci tra le molte informazioni che arrivano su diete o cibi miracolosi, un primo passo necessario che possiamo fare è semplicemente scegliere “cibo vero”. L’industria alimentare è sempre più presente sulle nostre tavole, e sempre più spesso, non solo ci nutriamo di alimenti ultra-processati in modo inconsapevole, ma siamo convinti che molti di questi prodotti siano sani e parte della nostra tradizione.
Cosa significa ultra-processato
Un alimento ultra-processato contiene una formulazione di ingredienti industriali concepiti dal produttore affinché procuri, all’ignaro consumatore, il raggiungimento del “punto di beatitudine”, ovvero quella sensazione che ti porta al desiderio continuo di mangiare senza avere la capacità di darsi un limite. Questi prodotti sono sempre più presenti nella dieta quotidiana e stanno costituendo la maggior parte delle calorie consumate dalle singole persone, diventando, così affermano gli scienziati, “una forza trainante dietro le molteplici malattie legate all’alimentazione”.
Scelgo IO
Sicuramente la prima cosa che dobbiamo imparare è leggere correttamente l’etichetta di un prodotto: questo è il modo migliore per difenderci dagli imbrogli del marketing. Normalmente il consumatore si concentra sulla lettura dei valori nutrizionali, ma è l’elenco degli ingredienti cui dovremmo dare la nostra priorità. Ecco pochi semplici punti di riferimento:
- Conta il numero degli ingredienti – Gli alimenti ultra-processati hanno in genere una lunga lista di ingredienti a carico. Il pane, ad esempio, dovrebbe contenere solo farina di frumento o semola, lievito madre, acqua, sale, e al massimo farina maltata (orzo). Molti dei pani prodotti industrialmente contengono invece molti ingredienti, tra cui zucchero (saccarosio); altri zuccheri come glucosio, fruttosio, destrosio; spesso troviamo dolcificanti artificiali, numerosi conservanti, emulsionanti e mono e digliceridi degli acidi grassi. Insomma, per essere sano un prodotto non dovrebbe contenere più di cinque ingredienti;
- Diffida da ciò che non esiste in natura – Se tra gli ingredienti di un prodotto troviamo additivi, coloranti, conservanti, stabilizzanti o emulsionanti che, oltre a dare un aroma, un colore uniforme e attraente, garantiscono una lunga durata di conservazione necessaria per rimanere a lungo nei magazzini o sugli scaffali dei supermercati, non compriamolo;
- Zuccheri e dolcificanti aggiunti – Evita i prodotti i cui ingredienti contengono sciroppo di mais, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, ma anche quei prodotti che finiscono in “osio” come saccarosio, fruttosio, glucosio, destrosio;
- Zuccheri artificiali – Evita tutti quei dolcificanti creati in laboratorio come aspartame, sucralosio, acesulfame-k, ma anche stevia, saccarina ecc. Questi dolcificanti si trovano sempre più spesso tra gli ingredienti dei prodotti industriali e, grazie al marketing, venduti come prodotti che controllano l’aumento di peso (light – sugar free – zero zucchero – ecc), mentre sappiamo bene dalle ultime ricerche scientifiche, non essere vero;
- Marketing e scienza – Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di una sinergia tra industria alimentare e marketing, cui si è aggiunta una scienza poco etica che dichiara sani alcuni prodotti discutibili. Così, grazie a slogan “incantevoli” (nel senso che incantano), sono stati introdotti, nel mercato alimentare, prodotti scientificamente approvati (+calcio; +vitamine; a basso contenuto di zuccheri; senza zuccheri aggiunti;) per convincere il consumatore che ciò che sta acquistando è un cibo che fa bene alla salute;
- Meglio investire un po’ di tempo nel fai da te – I prodotti istantanei sono un’altra di quelle “diavolerie” che hanno permesso all’industria alimentare di entrare nelle nostre cucine: ”Non cucinare nel tuo tempo libero, pensiamo noi! Tu dedicati ad altro”. E’ vero, tutto diventa più veloce e semplice per noi, ma questo prodotto istantaneo non è una buona scelta, per lo meno non come abitudine. Ad esempio, se ami lo yogurt non prenderlo alla frutta: pulire una pesca e tagliarla a pezzettini aggiungendola a uno yogurt naturale, magari proveniente da una mucca che ha mangiato erba, non ci porta via tanto tempo. Uno yogurt alla frutta prodotto dall’industria alimentare contiene spesso, oltre che molti zuccheri, anche additivi, aromi naturali, conservanti ecc. Possiamo imparare a fare lo yogurt in casa, non è difficile e non porta via tanto tempo.
Concludendo: cucinalo tu!
Organizzandoci possiamo iniziare a cucinare noi per la nostra famiglia, magari tutti insieme: non lasciamo che l’industria alimentare interferisca nella nostra vita facendoci ammalare con i loro prodotti.
Elena Alquati
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