I processi di espansione geografica attuati dal sistema economico capitalista stanno perpetrando una inarrestabile degradazione delle risorse naturali che costituiscono il patrimonio bio – culturale dei messicani.

L’integrazione del territorio nel processo di crescita urbana, utilizzato come fondamento per il business della speculazione immobiliare, comporta un’espropriazione, non solo dei diritti immobiliari e sociali, ma anche di servizi essenziali che riguardano l’eco-sistema territoriale: ambiente sano, qualità dell’acqua e biodiversità.

Siamo in un momento in cui si grida al diritto e alla democrazia perché siamo tutti uguali. ma cosa significa tutti uguali perché da quello che sta succedendo nel mondo non è così.

Con questo contenuto vorrei  farvi conoscere la storia di una disputa territoriale tra la difesa dell’acqua, della vita e dell’ecologia che non riescono mai a integrarsi con le dinamiche di crescita urbana e valorizzazione capitalistica dei territori, e questa storia si compie in Messico, nella zona di San Cristóbal de Las Casas, nello stato del Chiapas.

Ecco cosa succede

Da tempo, le comunità indigene e rurali del Messico, si stanno opponendo alla privatizzazione dell’acqua per avere riconosciuti i diritti di proprietà così da poterla proteggere dallo sfruttamento delle grandi industrie, che non hanno nessuna attenzione nemmeno di preservare il territorio da un inquinamento conseguente la loro attività.

Leggendo alcuni testi che riguardano l’espansione delle multinazionali del cibo e delle bevande zuccherate nei territori così detti emergenti, sono rimasta particolarmente colpita da ciò che succede nella città di San Cristóbal de Las Casas situata nel cuore della regione montuosa nello stato del Chiapas, che negli anni ’90, ha vissuto una rapida espansione. Grazie però a una cattiva gestione del territorio, sono nate una serie di controversie che riguardano l’appropriazione di terre e acque tra popolazione rurale, urbana e industria mettendo sotto pressione le risorse locali.

Nonostante sia una tra le regioni più ricche di precipitazioni, solo meno della metà della popolazione ha accesso continuo all’acqua.  La popolazione indigena, ovviamente i più vulnerabili, per mancanza di informazione, per le difficoltà economiche e per l’accesso limitato alle risorse idriche, é costretta a ricorrere all’acquisto di bevande industriali, e la Coca Cola è l’emblema di un bene comune – l’acqua – che viene privatizzata e trasformata in un bene commerciale, dando luogo a  una violazione del diritto all’accesso idrico per i popoli indigeni, gravissimo.

Ma andiamo avanti. Per favorire l’urbanizzazione, la valle è stata drenata e una volta esaurita la risorsa idrica di superficie, si è passati allo sfruttamento della falda acquifera, ovviamente a supporto dell’industria delle bevande, con tanto di approvazione dell’autorità federale responsabile della gestione e tutela delle acque  in Messico.

L’impatto ambiente, sociale, salute

In tutto questo contesto si inserisce la Coca-Cola Company (CCC) che nel 1980, con il Gruppo FEMSA, detentore dei diritti di imbottigliamento in Messico, e già in stretto legame con il potere politico ed economico locale, ha avviato la costruzione di uno stabilimento proprio a San Cristóbal. In soli cinque anni, per far fronte all’aumento della domanda, la produzione ha registrato un incremento del 533% del volume rispetto all’inizio.

Dal 1995 sono stati estratti di media 419,7 milioni di metri cubi d’acqua all’anno (equivalenti a 1,2 milioni di litri al giorno) causando,  nelle aree circostanti, un severo abbassamento dei livelli di canali, ruscelli, pozzi e sorgenti con un serio rischio che il consumo superi la naturale capacità di auto – ricarica con danni irreversibile. Tra l’altro l’acqua viene fornita all’industria a un prezzo ridicolo che rasenta la gratuità.

Non di meno c’è il problema degli scarichi industriali che vengono rimessi a disposizione della città senza trattamenti preventivi, mentre la linea di produzione di bottiglie non restituibili genera più di 2.000 tonnellate di rifiuti plastici all’anno, che né l’azienda né le autorità ambientali provvedono a raccogliere o smaltire.

Tradizione, cultura, valore spirituale = sfruttamento

Il patrimonio culturale è legato alla tradizione sulle bevande fermentate, che, per la popolazione, rivestono un grande valore spirituale e ancestrale. Il consumo di queste bevande si lega a rituali religiosi secolari che hanno aumentato la domanda di acqua, rum e bevande analcoliche nel corso di oltre 2000 anni.

Il dominio spagnolo portò una moltitudine di prodotti identificati in divinità delle forze naturali, come lo zucchero di canna e il rum con cui gli indiani celebravano le feste sacre e avevano facile accesso alla comunicazione con gli dei e i santi.

Le confraternite religiose si sono successivamente rivolte alla Coca-Cola & Company che promosse e sostenne gli effetti della bevanda analcolica sulla salute della popolazione, ottenendo così l’infrastruttura e la promozione locale della bevanda durante tutto il periodo annuale delle  feste, un tempo celebrate con liquore di canna distillato in loco.

Le concessioni federali per l’estrazione delle acque sotterranee del Chiapas, ora consentono all’azienda di produrre i propri prodotti e di venderli a livello internazionale, insieme alla nuova acqua in bottiglia.

Impatto sulla salute

Chiapas e San Cristóbal possiedono il primato mondiale per consumo di Coca-Cola, con una media di 2,2 litri pro capite al giorno, 32 volte superiore alla media globale. Questo fenomeno ha gravi ripercussioni sulla salute, con il diabete che rappresenta una delle principali cause di mortalità in Messico. In risposta, l’azienda ha orientato la sua pubblicità verso l’idea che la soda faccia parte di uno stile di vita sano (presentandola come fonte di idratazione) e ha diversificato la propria offerta, includendo succhi di frutta e acque in bottiglia.

Gli indigeni quale risorsa per una nuova gestione

Nel corso del nuovo millennio, l’attivismo e la consapevolezza delle popolazioni indigene sono cresciute notevolmente, e le strategie per la gestione dell’acqua devono tenere conto dell’organizzazione di queste comunità così che possano intervenire nel processo decisionale, concedendo loro maggiore autonomia, e valorizzando i loro saperi ancestrali, fondati sul rispetto della natura e su un uso responsabile delle risorse. Così facendo, si potrebbero sviluppare pratiche più efficienti e sostenibili che beneficino prioritariamente i cittadini e l’ambiente: ma le istituzioni non sono favorevoli a questo cambiamento.

Fonti e approfondimenti

https://www.geopolitica.info/privatizzazione-acqua-chiapas/

https://argumentos.xoc.uam.mx/index.php/argumentos/article/view/1234

https://www.researchgate.net/publication/368243375_MONTANEZ_WINERY_UNA_SENSACION_AL_PALADAR_A_TRAVES_DE_EXPERIENCIAS_VINICOLAS

https://www.researchgate.net/publication/227669633_Consuming_Interests_Water_Rum_and_Coca-Cola_from_Ritual_Propitiation_to_Corporate_Expropriation_in_Highland_Chiapas

https://www.scielo.org.mx/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1870-39252020000100118

 

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